Tra le aule della facoltà di legge di Torino aleggia una bella storia. Una storia di lotta, di emancipazione, di credere in sé stessi e andare avanti nonostante tutto. Molti anni fa, tra quei corridoi del dipartimento di Giurisprudenza, camminava una ragazza con un sogno che le bruciava dentro: diventare avvocato.
Parliamo di Lidia Poët, una delle prime donne avvocato in Italia che si laureò proprio a Torino nel 1881. Di famiglia valdese benestante, Lidia fu ultima di una nidiata molto numerosa: 4 fratelli e 3 sorelle.
Da subito dimostrò un acume brillante e un’intelligenza fine. Sostenuta dalla famiglia, Lidia si diplomò al liceo per poi decidere di iscriversi alla facoltà di Legge. Scelta molto controversa e osteggiata se pensiamo alla considerazione per la donna in quegli anni.
Ma Lidia non si lasciò prendere dalle dicerie e dai pregiudizi e andò avanti per la sua strada. Si laureò a pieni voti nel 1881 con una tesi sulla condizione della donna nella società, legata soprattutto al diritto di voto.
La sua non fu una strada facile, anzi. Riuscì a superare il praticantato e passò in maniera eccellente anche l’esame di abilitazione all’esercizio dell’avvocheria. Una volta ottenuto tutto il necessario Lidia chiese di essere iscritta all’Ordine degli Avvocati e Procuratori di Torino.
Prima volta in assoluto che una cosa così succedeva per una donna in Italia, Lidia pioniera di un evento straordinario.
Ma fu davvero così semplice ottenere il via alla professione forense?
Ovviamente no. Lidia è vissuta in un periodo storico dalla mentalità molto retrograda e conservatrice. Non mancarono proteste, dimissioni di ribellione e tutta una serie di manifestazioni di dissenso. Fino a che il Procuratore Generale del Re impugnò l’iscrizione della Poët e ordinò alla Corte di Appello di annullarla.
Vani i tentativi di convincere la Corte che Lidia Poët aveva tutto il diritto di essere avvocato. Nel 1883 la Corte annullò l’iscrizione della ragazza.
Lidia vide quindi negata la sua possibilità di fare ciò che più desiderava per sé, essere un avvocato, a causa di stereotipi e pregiudizi che non permettevano a una donna di fare quei lavori considerati da uomini.
Lidia comunque praticò in qualche modo aiutando nello studio del fratello e rimanendo attiva nel campo dei diritti delle donne e dei bambini soprattutto.
Sarà solo nel 1919 che Lidia otterrà l’occasione di diventare davvero avvocato con la Legge Sacchi. Una legge fondamentale la Sacchi in quanto introduceva la parità tra i sessi e permetteva alle donne di entrare nei pubblici uffici.
All’età di 65 anni, dopo più di 30 anni dalla sospensione, Lidia Poët riuscì nel suo sogno: essere ufficialmente un legale.
Netflix ne ha fatto una serie
Nel 2021 Netflix iniziò a girare una mini-serie dedicata alla vita travagliata della Poët, interpretata da Matilde De Angelis. Uscirà il 15 febbraio 2023 e alcune scene sono state girate proprio a Torino.
Lidia Poët è il simbolo di una donna che non ha mai mollato, che nonostante tutto è andata avanti, ha combattuto e alla fine ce l’ha fatta. Un esempio di donna forte, libera e orgogliosa che non si è mai arresa a un sistema che la voleva incasellare dentro una vita che non le apparteneva.